Mostra personale di arte fotografica e mixed media in corso dal 21 settembre al 4 novembre 2019 presso la galleria Pavart di Roma. La specie umana si avvicina spesso a quella dei volatili nel suo percorso, talvolta con distacco e rispetto, talvolta ponendosi alla pari con essa a imitarne l'attitudine itinerante. Nell'antica Grecia il volo degli uccelli era veicolo di auspici e premonizioni future, carico di una valenza simbolica che solo gli auguri, sacerdoti rispettati dalla popolazione e posti ai livelli più alti della gerarchia sociale, potevano decifrare. Con il passare dei secoli, con le travagliate vicende che hanno segnato la storia dell'umanità, gli individui si sono trovati spesso a dover lasciare le proprie terre, a emigrare in cerca di nuove stabilità. Gli uccelli migratori prima di intraprendere il loro viaggio passano intere giornate a nutrirsi, consapevoli della fatica che questa avventura comporterà, ma spinti principalmente dalla necessità di nidificare e cercare cibo sufficiente per sfamare i propri piccoli. Allo stesso modo intere comunità di uomini, che nel loro paese sono costretti a vivere senza alcuna prospettiva futura, a soffrire la fame e convivere con il terrore di guerre e genocidi, decidono d’intraprendere viaggi verso nuove mete. I rischi e gli ostacoli del percorso, il senso di precarietà e l'incertezza di arrivare sani e salvi a destinazione s’annullano difronte al sogno di una nuova prospettiva, carica di speranza e fiducia. Francesca Vitale ha preso parte a numerose collettive, e personali in Italia e all’estero, consolidando la propria carriera come fotografa e artista e sperimentando sempre nuove tecniche come il collage digitale e la video-art. Le sue opere trattano tematiche umanitarie ed esistenziali attraverso medium contemporanei e innovativi, creando una sorta di nesso storico sociale. L'arte è veicolo per la rivalutazione dei sensi e la presa di coscienza critica contro un mondo dall'anima malata e contaminata, è portavoce di valori etici e morali. La sua ricerca su base fotografica si scardina dal rigore accademico per avvicinare il pubblico al mondo dell'immagine non legata soltanto alla tecnica, ma intesa come linguaggio espressivo e artistico in grado di giungere al cuore dello spettatore con immediatezza e limpidezza.
Come afferma l'antropologo Marc Augè nei "non-luoghi", la surmodernità, evoluzione storico-sociale a seguito delle rivoluzioni moderne, costringe l'individuo a subire le dinamiche di una società dominata dagli eccessi di tempo, spazio ed ego. É proprio in questo contesto storico-sociale che i fotogrammi della Vitale si configurano come il tentativo di congelare un'istante, di riuscire a fermare il movimento convulso del progresso, e i suoi lavori si pongono come linguaggio visivo capace di superare barriere culturali e di scavalcare distinzioni spazio-temporali. D'altro canto la tecnica del collage digitale, sovrapposizione di fotografie e manipolazione di queste attraverso nuove tecnologie richiama la tradizione del collage che nella storia dell'arte rappresenta un violento strappo alla regola, si pone contro la pittura accademica per ricercare una comunicazione pura, schietta e di forte impatto visivo. Veicolo di riflessioni sociali e di provocazioni capace di commuovere e far riflettere lo spettatore. Tradizione e innovazione si compenetrano in un discorso dalle radici antiche ma eternamente attuale, quello delle migrazioni, con l'intento di toccare lo spettatore e condurlo a una presa di coscienza che sostituisca la riflessione critica e la partecipazione emotiva all'indifferenza dei nostri giorni. Agnese Landolfo